ASSOCIAZIONE AMICI DELL'ORGANO - GENOVA

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Gli Organi

La scuola organaria ligure: Roccatagliata-Ciurlo-De Ferrari
La scuola organaria ligure: Roccatagliata-Ciurlo-De Ferrari

La Liguria, dal XIV secolo in avanti, ha visto operare nelle principali chiese e basiliche del territorio costruttori d'organi provenienti da regioni limitrofe (soprattutto dalla Lombardia, ma anche dal Piemonte e dal Veneto) come anche dalla Francia. Ad esclusione di alcune figure minori, solamente a partire dalla metà del 1600 è possibile parlare di una vera e propria scuola organaria locale, da identificarsi principalmente con la dinastia dei Roccatagliata-Ciurlo-De Ferrari di Santa Margherita Ligure. I Roccatagliata e i Ciurlo - legati fra loro dal matrimonio fra la figlia dell'esponente più importante dei primi, Tommaso II Roccatagliata (1725-1798) ed il genovese Luigi Ciurlo (1751-1816), che da lui apprese l'arte di costruire organi e a sua volta si stabilì in Santa Margherita Ligure - costruirono strumenti in tutti i centri maggiori della regione, ma anche nel basso Piemonte. Un ulteriore matrimonio mise in relazione successivamente i Ciurlo con i De Ferrari, i quali proseguirono sino agli inizi del '900 l'attività non più nel comune rivierasco ma in Corsica.

Se da una parte l'interesse per questa bottega organaria è legato alla sua non comune longevità - ben due secoli di attività ininterrotta - dall'altra è ancora più interessante sapere che le sue radici non vanno ricercate in tradizioni locali, ma piuttosto nel solco lasciato da organari non liguri che operarono in loco (principalmente a Genova), ed in particolare nella scuola del gesuita fiammingo Willem Hermans, che costruì tra il 1656 ed il 1663 quattro organi presso alcune fra le chiese più importanti della città, e presso il quale lavorò come assistente Tommaso I Roccatagliata (1647-1735), capostipite della dinastia sammargheritese.

I Roccatagliata e la prima generazione dei Ciurlo rimasero sempre legati ad un medesimo tipo di strumento avente le caratteristiche dell'organo classico italiano: un solo manuale (con un'estensione della tastiera dapprima Do1-Fa5 con prima ottava corta e in seguito Do1-Do5, sempre con la prima ottava corta, e con divisione bassi/soprani tra Si2 e Do3) ed una pedaliera costantemente unita al manuale che non oltrepassa l'ambito della prima ottava. La disposizione fonica è sempre basata sul Principale 8, cui si aggiungono le consuete file del ripieno che non oltrepassano mai la Vigesimanona. I registri "da concerto" sono invariabilmente tre: il Flauto in Ottava (sempre intero), la Voce Umana soprani ed il Cornetto soprani a tre file. In alcuni strumenti che per la loro collocazione in chiese o basiliche di maggior importanza richiedevano una disposizione fonica più ricca, si possono riscontrare ulteriori registri: un Contrabbasso 16 al pedale, le Trombe spezzate fra bassi e soprani al manuale e, unico caso in assoluto, il Trombone 8 al pedale nell'organo di Nozarego. Sono presenti, inoltre, alcuni accessori di chiara importazione straniera, quali il Rollante e l'Uccelliera. L'aspetto esteriore di questi strumenti ne tradisce gli influssi fiamminghi: il prospetto è sempre suddiviso in tre campate con una cuspide ciascuna (anche se negli strumenti più antichi, quelli realizzati da Tommaso I, abbiamo ancora disposizioni di tipo rinascimentale con cinque campate più gli organetti morti); il disegno delle bocche segue un andamento contrario alle cuspidi, rendendo un effetto visivo di rilievo, tipico dei prospetti curvilinei degli organi d'oltralpe.

L'ultima generazione dei Ciurlo, da identificarsi con la figura di Marcello (1787-1855), così come i De Ferrari, venendo a contatto con strumenti realizzati da costruttori provenienti dalle regioni limitrofe (in Liguria nel XIX secolo lavorano gli Agati, i Paoli ed  i Serassi), ne assimilano anche alcune caratteristiche, legate al cambiamento del linguaggio musicale. Ecco quindi che negli ultimi organi di Marcello Ciurlo (Portofino, 1847 e Zoagli, fraz. Semorile, 1847), vengono introdotti ulteriori registri da concerto quali l'Ottavino, la Viola bassi 4 o il Flauto di 8' e viene incrementato l'ambito della pedaliera, sino al Mi2. Anche l'aspetto esteriore cambia e le tre campate di impianto barocco cedono il passo alla più moderna campata unica, analogamente a quanto succede in buona parte dell'Italia.

Codice e grafica a cura di Lucio Marinelli